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Seminare futuro: come costruire un percorso di orientamento efficace per le giovani generazioni?

Oggi chi sta costruendo il proprio futuro affronta una doppia sfida: da una parte, un mercato del lavoro instabile e poco valorizzante; dall’altra, la complessità di scegliere il percorso formativo giusto in un mondo in rapida evoluzione. La precarietà dei contratti, i bassi salari e le limitate prospettive di crescita rendono difficile per le giovani generazioni che si affacciano al mondo del lavoro progettare serenamente il proprio domani. 

Secondo gli ultimi dati, il 16,1% delle persone tra i 15 e i 29 anni non studia né lavora (Istat 2025) e solo il 29,2% delle persone tra i 25 e i 34 anni ha completato un percorso di formazione terziaria (OECD 2023).

Il Rapporto AlmaDiploma del 2025 segnala che molte scelte universitarie non sono pienamente soddisfacenti, dal momento che solo la metà delle diplomate e dei diplomati si riscriverebbe allo stesso indirizzo scolastico che ha scelto. Inoltre, tra chi ha conseguito il diploma nel 2021, a distanza di tre anni: il 5,7% ha abbandonato gli studi universitari già dopo il primo anno; l’8,8% ha lasciato entro il terzo anno, il 9,2% ha cambiato percorso dopo un anno e il 14,0% dopo tre anni. Perché? Insoddisfazione rispetto alle aspettative iniziali (corsi poco interessanti o troppo difficili) o ambiente universitario non sufficientemente supportivo, difficoltà economiche, carenza di prospettive professionali e, non da ultimo, gli effetti della didattica a distanza utilizzata in pandemia che hanno messo a dura prova la movitazione studentesca.

L’ antropologo Appadurai sostiene che per costruire una visione del futuro dobbiamo diventare «promotori dell’etica della possibilità a fronte dell’etica della probabilità». In questo scenario, un orientamento efficace non risolve tutto, ma può fare la differenza nel rafforzare l’autoconsapevolezza, le capacità di navigare la complessità e nel tutelare quanto meno il “diritto alla speranza” delle giovani generazioni. 

In questo articolo scopriremo gli elementi da considerare per progettare un orientamento efficace.

Conoscere chi sono le persone giovani per guidarle davvero

Il nostro approccio parte da una conoscenza approfondita delle Generazioni Z e Alpha, (tramite le rilevazioni svolte dell’Istituto Toniolo) che evidenziano che:

  • le nuove generazioni danno priorità al valore dell’autodirezione, inteso come la possibilità di pensare autonomamente, scegliere per sé, creare ed esplorare in prima persona
  • è molto faticoso per loro credere di poter incidere nel mondo. La loro bassa percezione di efficacia si combina poi con il timore di fallire all’interno di una società iper-prestativa, in cui l’errore è visto come qualcosa che ti porta a restare indietro e a deludere le aspettative adulte. 

Questi elementi ci aiutano a capire come un orientamento “informativo” è poco efficace, perché quello di cui c’è bisogno è di un approccio olistico che possa accompagnare i ragazzi e le ragazze nella costruzione di un’identità resiliente di fronte ad un mercato complesso.

Non più orientare alle professioni, ma orientare al futuro

In un mondo in cui entro il 2030 la percentuale di job disruption-fenomeno che spazia dall’automazione alla trasformazione dei posti di lavoro- sarà pari al 22% (World Economic Forum 2025), orientare verso singole professioni appare anacronistico. I processi tecnologici, i cambiamenti demografici e socio-economici trasformeranno radicalmente le competenze richieste dal mercato. Le professioni si evolveranno in scenari non sempre ancora imprevedibili, e quindi le competenze più utili per riuscire a crescere all’interno del cambiamento saranno la creatività, la resilienza e la flessibilità e la capacità di apprendimento costante.

Stante questo scenario, l’orientamento tradizionale non basta più. Non si tratta solo di dare informazioni, ma di costruire percorsi interattivi, personalizzati, capaci di far emergere le attitudini e i valori personali in relazione agli scenari professionali futuri. Per questo il nostro modello non punta a “consigliare un mestiere”, ma ad aiutare i ragazzi e le ragazze a:

  • Conoscere le proprie capabilities, ovvero le competenze in potenza delle persone che potranno mettere in campo in una specifica professione.
  • Imparare ad auto-orientarsi in un mercato del lavoro fluido.
  • Costruire un mindset flessibile, capace di affrontare e governare il cambiamento.

Attraverso self-assessment, gamification, mentorship e strumenti digitali, li accompagniamo nel trasformare la conoscenza di sé in progettualità concreta e sostenibile nel tempo.

L’orientamento non può eliminare tutte le difficoltà strutturali del mondo del lavoro, ma può fornire alle nuove generazioni strumenti per affrontarle. Supportare le persone giovani significa aiutarle a costruire fiducia, autonomia e capacità di adattamento, ma anche immaginazione, previsione e un pizzico di aspirazione, ingredienti fondamentali per cogliere le opporunità all’interno di un futuro incerto.

Vuoi progettare con noi percorsi di orientamento che preparino davvero le nuove generazioni al futuro? 👉 Contattaci e scopri come possiamo costruire insieme soluzioni personalizzate per scuole, aziende e territori.

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