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Maledetta AI: ci toglierà il lavoro?

Negli ultimi mesi l’intelligenza artificiale ha avuto uno sviluppo rapidissimo, passando dall’essere una questione per addetti ai lavori, fino a diventare un tema di larga diffusione. Questo perché la narrazione fino a poco tempo fa associata a questo argomento riguardava applicazioni utilizzate in alcuni settori specifici: robotica, automotive, in parte comunicazione e marketing, tutte discipline legate a professioni tecniche. 

Era convinzione comune che gli aspetti dell’intelligenza umana associati alla creatività fossero al riparo dalla concorrenza digitale, ma questa certezza deve ora fare i conti con le capacità che alcuni strumenti hanno rapidamente introdotto nel mercato.

UNA NUOVA MINACCIA

Questa evoluzione così rapida si è concretizzata grazie ad alcune interessanti applicazioni che in breve tempo sono entrate nell’immaginario collettivo: si tratta di tecnologie che sfruttano la cosiddetta Intelligenza Artificiale Generativa, cioè quel particolare ambito nel quale si muovono i sistemi che, a partire da una indicazione testuale, sono in grado di generare un articolo, un’immagine o un video. 
 
Oggi anche le professioni in cui sono fondamentali l’uso della parola e del ragionamento, inteso come la creazione di contenuti complessi, la loro trasmissione e l’interazione su di essi con esseri umani, devono confrontarsi con l’IA: designer, architetti, pubblicitari, giornalisti e scrittori ma anche stilisti, musicisti, attori, doppiatori e registi se fino a poco tempo fa potevano stare tranquilli perché le macchine non erano ancora in grado di essere creative, ora si trovano a dover far i conti con una nuova minaccia.
 
I più noti esempi di queste tecnologie sono legati ad OpenAI, che ha sviluppato e rilasciato diversi prodotti e modelli; i due sicuramente più famosi sono:
 
GPT (Generative Pre-trained Transformer): GPT è un modello di linguaggio generativo che può essere utilizzato per scrivere articoli, email, creare post social, gestire domande e fornire risposte rapide nel servizio clienti, correggere errori matematici, programmare e lavorare con i contenuti, in diverse lingue e con diversi toni;
 
DALL-E: si tratta di un modello in grado di creare immagini basate su concetti descritti attraverso il testo, come ad esempio: “crea l’immagine di un elefante rosa a pois” o “di una sedia fatta di cioccolato”. Questo strumento può essere utilizzato nell’e-commerce, per personalizzare le immagini dei prodotti in base alle preferenze degli utenti, nel campo dell’istruzione per creare illustrazioni e immagini per materiale didattico, e in settori come l’ingegneria o la progettazione per creare immagini di prototipi o simulazioni di concetti in modo rapido e flessibile.
 
 

QUALI SONO I LAVORI A RISCHIO E QUELLI NON SOSTITUIBILI?

Oltre a quelli già menzionati i lavori considerati a rischio sono quelli ripetitivi come il magazziniere, l’operatore di call center e di sportelli bancari, l’impiegato e la segretaria, ma anche quelli centrati su pratiche amministrative o di viaggi che potranno essere sostituiti da processi automatizzati.
 
Senza dubbio la tecnologia non potrà mai soppiantare la presenza dell’uomo nel settore dell’assistenza e della cura della persona: la popolazione dei Paesi più industrializzati va incontro ad un progressivo invecchiamento, che comporterà una maggiore richiesta di medici, infermieri e badanti. Questa esigenza potrà essere soddisfatta solo da personale sempre più qualificato e pronto sia dal punto di vista delle conoscenze professionali che dell’empatia.
 
Altre professioni che sono ancora al riparo dalla concorrenza digitale sono quelle artigianali specialistiche, poiché è vero che i robot hanno acquisito livelli di complessità nei movimenti che fino a pochi anni fa sembravano impensabili, ma non hanno raggiunto la precisione richiesta da alcune delle più diffuse professioni manuali come artigiani, elettricisti, e idraulici. Le attività svolte da queste persone necessitano di una manualità fine elevata, ma soprattutto richiedono processi di continuo problem solving, che guidano una flessibilità operativa che i robot non possono ancora avere.
 
 

QUALI SONO I FATTORI DETERMINANTI PER IL FUTURO DI UNA PROFESSIONE? 

Per analizzare il fenomeno ed azzardare una previsione dell’impatto dell’IA sul mondo del lavoro, cerchiamo di ragionare partendo da alcuni studi autorevoli sul tema. 
 
Durante l’ultima edizione del World Economic Forum tenutosi a Davos sono stati esposti i risultati di una ricerca basata sull’elaborazione di due parametri chiave, da un lato l’esposizione e dall’altro la complementarietà del lavoro umano rispetto all’IA. 
 
Un’elevata esposizione riduce la domanda di lavoro ma ci possono essere effetti diversi a seconda del grado di complementarietà: 
 
  • un’alta complementarietà può incrementare l’esposizione in quanto la produttività aumenta, a patto che i lavoratori siano in possesso di competenze adeguate a sfruttarla;
 

Questa previsione, riguarda anche professioni con un alto grado di responsabilità quali chirurghi, avvocati e giudici. In generale, aumenterà sempre più la domanda di professioni tecniche e ad alta qualifica, legate all’informatica e alla tecnologia, ma anche alla cura e ai servizi legati alle persone, incluso l’orientamento, la formazione e l’inserimento socio-lavorativo.

  • una bassa complementarietà aumenta il rischio di sostituzione dei lavoratori e di conseguente perdita di posti di lavoro.
Tra i lavori ad alta esposizione, quindi con “bassa complementarità”, ci sono ad esempio gli operatori di telemarketing, i venditori, i lavapiatti e alcune categorie di artisti.
 
Nel caso in cui l’esposizione sia limitata, in professioni in cui il suo ruolo è marginale potrebbe comportare un impatto limitato sulla sostituzione, ma i guadagni di produttività in settori correlati potrebbero comunque stimolare la domanda di lavoro e di conseguenza i salari.
 
D’altra parte, la domanda calerà per i gruppi professionali a qualifica più bassa, nonché per le professioni qualificate e quelle imprenditoriali collegate ai settori a bassa crescita (per esempio settore primario, industrie tradizionali).
 
Secondo il direttore generale del Fmi, Kristalina Georgieva, nelle economie avanzate a essere influenzato dall’IA potrebbe essere addirittura il 60%. Circa la metà dei posti di lavoro esposti potrebbe trarre vantaggio dall’integrazione dell’IA in termini di produttività. Per l’altra metà, le applicazioni di intelligenza artificiale possono eseguire attività chiave attualmente svolte dall’uomo, il che potrebbe ridurre la domanda di lavoro, salari più bassi e assunzioni ridotte.
 
Grazie all’intelligenza artificiale, si prevede che la domanda di lavoro aumenterà in questi settori: 
  • tecnologico (ingegneri, fisici, chimici, telecomunicazioni, public utilities)
  • legati alla trasformazione dei servizi (gli analisti di mercato) e delle competenze (servizi di cura, servizi di educazione, psicologi del lavoro e della formazione)
  • i profili ad alto contenuto creativo (architetti, progettisti, pianificatori)
  • lavori legati al marketing e alle vendite
 
I lavori in più rapido declino, di conseguenza, sono quelli che possono essere automatizzati, come i ruoli impiegatizi, amministrativi o di segreteria. In ogni caso, anche gli esperti WEF sono concordi nell’affermare che, quasi un quarto di tutte le professioni, anche quelle che non cresceranno o si ridurranno drasticamente, cambieranno in qualche modo. 
 
Come spesso accade quando ci si confronta con le innovazioni tecnologiche si sviluppano due reazioni contrapposte: da un lato chi ha un approccio entusiasta e intravede delle possibilità di sviluppo positive per la società e dall’altro chi crede che le ricadute negative saranno prevalenti rispetto ai benefici.
 
In conclusione quindi, sia per quanto riguarda le attività che a breve diventeranno obsolete e sostituibili dalle nuove tecnologie, sia per quelle attività che prevedono l’integrazione dell’IA, i lavoratori saranno chiamati ad un aggiornamento delle proprie competenze per adeguarsi al cambiamento che la trasformazione digitale porterà con sé inesorabilmente.
 
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