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Gen Z al lavoro: cosa si aspettano le nuove generazioni e come le aziende possono valorizzare il loro potenziale

Il mondo del lavoro sta cambiando rapidamente: l’ascesa dell’intelligenza artificiale e le continue tensioni sociali, economiche e politiche segnano per le persone giovani un’entrata nel mondo del lavoro molto diversa da quella che hanno vissuto i loro genitori. Nati tra il 1996 e il 2012, le persone che appartengono alla cossiddetta Gen Z sono cresciute in un mondo digitale, incerto e complesso e hanno visto i loro genitori vivere crisi economiche e tagli aziendali.

Le ricerche hanno messo in evidenza che le sfide principali che ragazzi e ragazze si trovano ad affrontare sul lavoro sono tre:

  1. la disoccupazione giovanile: le persone giovani infatti hanno 3 volte più possibilità di essere disoccupate o di avere lavori precari;
  2. la mancanza di speranza: solo il 32% delle persone giovani pensa che il suo paese vivrà un miglioramento economico e in Italia solo una persona giovane su due si dichiara speranzosa;
  3. la crisi di salute mentale: il 40% delle persone giovani sono stressate quasi tutto il tempo, si sentono demotivate e non supportate.

Con queste premesse, è difficile dire loro “ai miei tempi c’erano gli stessi problemi, bisogna rimboccarsi le maniche, bisogna fare la gavetta, è dura per tutti all’inizio….” vero? Cerchiamo allora di capire quali sono le aspettative comuni alle persone della Gen Z che si affaccia nel mondo del lavoro e come possono le aziende trovare le giuste leve e strategie per accendere il loro potenziale, curare la loro esperienza lavorativa e ingaggiarle nella costruzione di relazioni professionali significative.

Quali sono le aspettative della Gen Z? Senso, trasparenza, autenticità

“Voglio sapere perché faccio quello che faccio, non solo cosa devo fare.”

Così si potrebbe riassumere la più grande aspettativa della nuova generazione che si affaccia al temuto universo lavorativo: la richiesta è di un lavoro che sia “meaningful”, ovvero significativo, dove sia chiaro il contributo che loro portano al successo collettivo, dove il loro coinvolgimento sia reale, non formale, in progetti che abbiano impatto. Affinchè questo sia possibile vorrebbero conoscere la “bigger picture”, avere accesso alla visione dell’organizzazione fin dall’ingresso. In questo senso, limitarsi a chiedere loro di effettuare un mero compito senza spiegare dove questo si inserisce, perché è importante e quale sarà il suo impatto, rischia di essere poco efficace nello sviluppare la loro appartenenza all’azienda. Questo spiega in parte come mai oggi un giovane su tre sente che la sua esperienza lavorativa è negativa o neutra al posto che essere un’esperienza arricchiente!

Una buona parte della giovane generazione aspira, inoltre, ad un lavoro che rappresenti la propria identità e i propri valori, cerca un ambito lavorativo in cui possa rispecchiarsi e agire coerentemente ai propri principi. Questa esigenza richiede una comunicazione aziendale trasparente, una cultura accessibile e manager capaci di dialogare apertamente con i collaboratori.

Feedback e crescita: immediati e costanti

Niente attese annuali per una valutazione: la Gen Z vorrebbe feedback immediati, continui, orientati al miglioramento e in un clima di fiducia.

Le persone di questa generazione cercano opportunità lavorative che possano permettere loro di maturare nuove competenze, professionali e personali, ritengono essenziale apprendere spesso qualcosa di nuovo sul lavoro. 

Gli piace sentirsi responsabilizzati e quindi affidargli compiti, sottolineandone l’importanza, può diventare una leva motivazionale efficace. 

Si aspettano di sapere se stanno facendo bene le cose, come possono migliorare e apprezzano fortemente i manager-coach che li aiutano a crescere.

Equilibrio vita-lavoro

Se i Millennials aspiravano alla flessibilità, la Gen Z dà per scontato che ci sia. La distinzione tra tempo personale e lavorativo è sacra. Il desiderio è di poter lavorare da remoto, gestire i propri orari e non portarsi mentalmente “il lavoro a casa”. Allo stesso tempo, il luogo di lavoro fisico conta ancora, ma in un altro modo: vogliono ambienti belli e informali, con spazi che garantiscano la possibilità di socializzare con i colleghi, con la speranza che questi possono diventare degli amici.

Che cosa possono fare le aziende?

Secondo molte ricerche e secondo la nostra esperienza sul campo i giovani e le giovani della Gen Z  dichiarano che il lavoro reale è diverso da quanto promesso al colloquio. Una disillusione che porta spesso all’abbandono precoce dell’azienda. Per essere davvero attente ai bisogni della Gen Z, le organizzazioni devono ripensare profondamente il proprio approccio nelle richieste e nelle esperienze lavorative che fanno vivere. Da qui alcune l’importanza di stabilire un “contratto psicologico” chiaro fin dal primo contatto, basato su obiettivi, valori e reali opportunità di crescita.

Considerando le aspettative della Gen Z sul lavoro, ecco alcune strategie chiave utili per curarla e ingaggiarla in azienda:

  • Trasparenza radicale: condividere alcune informazioni strategiche e sottolineare i valori aziendali anche ai junior può essere un modo per creare un vero ingaggio;
  • Bilanciare individualismo e lavoro di gruppo: assegnare compiti significativi in cui sia chiaro il contributo del singolo inserito all’interno di uno sforzo più ampio per il bene di tutta l’azienda;
  • Spazi e relazioni autentiche: costruire ambienti in cui si possa lavorare bene e sentirsi sé stessi, anche in modo informale, e in cui si centrale il lavoro del supporto reciproco per una crescita costante;
  • Personalizzazione dei percorsi di carriera: trasformare modelli gerarchici di “scalata” professionale in “carriere a griglia” che permettano crescita orizzontale, rotazione di ruolo e sperimentazione.
 
 

Un’opportunità per tutti

Investire sulla Gen Z è un vantaggio competitivo. Questi ragazzi e ragazze sono nativi digitali, aperti all’innovazione, socialmente responsabili, capaci di visioni laterali, sono persone che risolvono problemi e apprendono velocemente. Le aziende che sapranno ascoltare questa generazione, adattarsi e valorizzarla non solo avranno team più giovani e motivati, ma saranno anche più resilienti di fronte alle tante sfide del futuro.

Fonti 

Barhate, B., & Dirani, K. M. (2021). Career aspirations of Generation Z: A systematic literature review. European Journal of Training and Development.

Buchko, A. A., & Gabrielova, K. (2021). Here comes Generation Z: Millennials as managers. Business Horizons, 64(4), 489–499.

Chillakuri, B. (2020). Understanding Generation Z expectations for effective onboarding. Journal of Organizational Change Management.

Deloitte Access Economics & World YMCA. (2024). Crisis of Opportunity: Young People Navigating the New Work Order. YMCA & Deloitte.

Istituto Giuseppe Toniolo (2025). La difficile speranza dei giovani italiani. Osservatorio Giovani.

Mărginean, A. E. (2021). Gen Z perceptions and expectations upon entering the workforce. European Review of Applied Sociology, 14(22), 20–30.

Pichler, S., Kohli, C., & Granitz, N. (2021). DITTO for Gen Z: A framework for leveraging the uniqueness of the new generation. Business Horizons, 64(5), 599–610.

Racolta-Paina, N. D., & Irini, R. D. (2021). Generation Z in the workplace through the lenses of Human Resource Professionals – A qualitative study. Quality – Access to Success, 22(183), 78–84.

World Economic Forum. (2025). Rapporto 2025 sul futuro dell’occupazione.

Network of Executive Women & Deloitte. (2018). Welcome to Generation Z. Deloitte Insights.


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